Sentiero I: Fonti di Gajum - 1° Alpe - 3° Alpe - Rifugio di Pianezzo
Dalle Fonti di Gajum (485m), tralasciata la strada per l’Eremo di San Miro, si risale la carrareccia di sinistra, (chiusa al traffico privato), con alcuni tornanti, entro una fitta pineta di rimboschimento, fino alla sella oltre la quale si raggiunge la 1° Alpe (725m; 0.30 ore; fontana). Si continua su strada carrareccia, ora più stretta, si superano i ruderi della 2° Alpe presso la quale è stata eretta una cappella, (793m; 0.45 ore; fontana) e si giunge alla 3° Alpe (800m: 1.00 ore; fontana) ove è situato l’omonimo rifugio. Da qui si risale a sinistra (nord) una ripida scarpata tra cespugli, in ambiente selvaggio, dominato dalla
parete sud del Corno Occidentale di Canzo. Con un ultimo tratto su un ghiaione detritico si lascia a desta la deviazione che porta all’attacco della ferrata e si raggiunge la base della cresta ovest, proprio all’inizio di quella lunga dorsale (Costa Bella) che si distende verso occidente in direzione della colletta dei Corni. Ci si porta sul versante settentrionale e si prende il sentiero pianeggiante che nella boscaglia e per prati conduce al vasto pianoro di Pianezzo (1.225 m).
Poco oltre si incontra un gruppo di blocchi di verrucano e un altro di ghiandone; i primi provengono dalla zona di Margno, in Valsassina, i secondi dal Val Masino. Si esce infine dal “parco dei massi erratici” e da qui, con due tornanti si raggiunge il piazzale della chiesetta dell’Eremo di San Miro (600m; 0.20 ore; fontana) del sec. XVII. Poco sotto l’eremo, si attraversa uno stretto ponte si legno e si prende il sentiero che porta verso la parte alta della valle, fiancheggiando il torrente Ravella, in uno splendido bosco di faggi. Al margine del letto del torrente si può osservare l’ultimo fenomeno geomorfologico dell’itinerario: una caldaia dei giganti, o marmitta glaciale, dalla forma pressoché cilindrica e abbastanza profonda.
Da qui il sentiero, superato un nuovo ponticello in legno, porta in breve verso lo strappo finale ed alla 3^ Alpe (800m; fontana) ove è situato l’omonimo rifugio.
Sentiero III: Canzo - Val di Pesora - Monte Cornizzolo - Rifugio M. Consiglieri
Da Canzo si sale, partendo dalla Chiesa di San Francesco, con la carrozzabile in direzione delle Fonti di Gajum, ma nei presi del Lazzaretto (460 m) si abbandona la strada per una via selciata, a destra, che porta fino sulla riva del torrente Pesora (fontana). Si guada e si costeggia il corso d’acqua su un sentiero abbastanza ripido, lungo la linea dell’acquedotto, tenendosi sul versante sinistro idrografico della valle. Raggiunto nuovamente il livello del torrente, non lo si attraversa (fontanella sull’altra riva), ma si devia a destra guadagnando quota con un ripido strappo. Percorso un primo tratto pianeggiante a mezza costa si sbuca in una radura erbosa (prato di Pesora) che consente un primo scorcio panoramico: verso nord-ovest si distende il vasto altopiano di Caglio e Sormano, mentre dietro si allunga la verde catena del Monte San Primo. Attraversato verso destra il prato della radura si abbandona il solco della valle e, traversato il rado bosco, si raggiunge il crestone (1 ora) che si stacca dalla cresta principale e scende in direzione di Canzo, chiudendo a occidente la val di Pesora. La traccia si inerpica tra cespugli di noccioli, roverelle e prugnoli e, dopo la cresta denominata Gioco del Gallo, porta al Monte Pesora (1.190 m), anticima occidentale del Monte Cornizzolo. Da qui si percorre integralmente la cresta ovest con qualche saliscendi e risalendo l’erboso pendio terminale si raggiunge la vetta (1.240 m). Infine, scendendo per prati lungo il versante nord-est, si riesce al Culmen ove sorge il rifugio Marisa Consiglieri.
Sentiero IV: Rifugio M. Consiglieri - Colma di Ravella - Fontana del Fò - Rifugio Pianezzo
Si scende sull’altro versante a destra, si supera il confine comunale di Canzo e si attraversa la faggeta che riveste la testata della Val Gatton giungendo all’acqua della Fontana del Fò, all’ombra di un imponente faggio (in dialetto “Fò”). Da qui si sale ripidi a sinistra, nel bosco, con una successione di svolte, fino alla bocchetta di Luera (1.221 m) tra il Corno Centrale e l’Orientale. Si scende leggermente per colate di ghiaia, si costeggiano alla base i pilastri e la strapiombante parete Fasana e si risale al rifugio SEV a Pianezzo (1.225 m).
Si prosegue a destra, sul versante settentrionale del gruppo e attraversati boschi e radure (panorama sul ramo di Lecco del Lario e sulla Valbrona) si riesce sul pianoro erboso di Pianezzo incontrando, a sinistra, la carrareccia proveniente dall’Alpe di Oneda. A Pianezzo sorge il rifugio SEV (1.225 m).
Poco oltre si incontra un gruppo di blocchi di verrucano e un altro di ghiandone; i primi provengono dalla zona di Margno, in Valsassina, i secondi dal Val Masino. Si esce infine dal “parco dei massi erratici” e da qui, con due tornanti si raggiunge il piazzale della chiesetta dell’Eremo di San Miro (600m; 0.20 ore; fontana) del sec. XVII.
Da San Miro, seguendo il sentiero n. 6 si risale la valle omonima lungo il solco del torrente; in seguito lo si attraversa e ci si alza su di un costone erboso, rimontando a fatica tra alte erbe fino ad attraversare una fitta pineta di rimboschimento che prelude all’Alpe Alto (1.096 m.). Qui si giunge ad un bivio: prendendo verso sinistra si taglia il versante occidentale del Monte Prasanto e del Sasso della Malscarpa scendendo attraverso un serie di tornanti verso la 3° Alpe; ; prendendo verso destra ci si dirige salendo verso il Culmen il cui valico, attraverso un tratto a mezza costa in lieve salita porta al vicino rifugio Marisa Consiglieri (1.110 m.) ai piedi della cima del Monte Cornizzolo.
Dal rifugio, con un’evidente traccia, si risalgono i pascoli e si raggiunge la cresta nord-est del Monte Cornizzolo che si segue fino alla croce della vetta (1.240 m.). Da questo privilegiato punto di osservazione si apre un ampio panorama sui laghi briantei e le montagne circostanti sino alla piana, in fondo alla quale, si intravede l’area metropolitana di Milano. Oltre, nelle giornate limpide e spazzate dalla brezza, si possono notare le sagome dei primi monti della catena Appenninica.
Via Ferrata
L’attacco della ferrata è posto sul lato Sud del Corno Occidentale, sul lato destro del Sentiero I quando questo, ormai giunto lungo la dorsale di Costa Bella, s’inerpica per un ghiaione detritico.
La via si estende sul versante Sud, quello che guarda verso Canzo, e copre un dislivello di circa 150 metri con quasi 400 metri di sviluppo. E’ attrezzata con catene e corde d’acciaio fino all’uscita e, cioè, fino alla facile cresta dove il segnavia indica il sentiero che porta alla cima. Una scala di ferro verticale situata a circa metà del percorso, facilita invece la risalita del tratto più strapiombante. La Via Ferrata viene regolarmente controllata da personale del CAI che, con la dovuta manutenzione ne assicura la massima sicurezza ed efficienza.
A quota 650 m. si giunge al “Sass de la Prea”, un grande masso erratico dimenticato dal ghiacciaio durante il suo inesorabile ritiro, adagiato su un breve pendio in posizione panoramica. Da questo punto l’osservazione spazia sull’abitato di Canzo e sui monti che gli fanno da cintura fino alla piana d’Erba. Poco più avanti il sentiero incontra una biforcazione; verso destra lascia la cresta e scendendo attraverso un bosco di conifere giunge alla 1° Alpe (fontana). Proseguendo in cresta il sentiero attraversa la Colletta dei Corni fino ad incrociare il Sentiero V a quota 1.000 m e, portandosi sul versante nord della montagna, raggiunge il pianoro di Pianezzo ove sorge il rifugio S.E.V. a quota 1.250 m.
In breve il sentiero offre a chi lo percorre una parziale panoramica sulla valle, verso est, e sugli ultimi pendii prima di entrare nel bosco ai piedi della Cresta di Cranno. Raggiunto la località denominata “Repussin” (Repossino) il sentiero si inserisce in uno degli ultimi tornanti della carrareccia in acciottolato che, dopo poche centinaia di metri, giunge alla 1° Alpe (fontana) a quota 718 m. . Qui si può percorrere l’itinerario botanico, un anello di circa 1 chilometro che permette l’osservazione di circa 60 specie vegetali la cui identificazione è facilitata dalle targhette poste ai piedi degli alberi e
degli arbusti. Questo percorso rappresenta un’alternativa a chi preferisce evitare il tratto stradale che, dai
parcheggi delle auto in centro paese, porta verso Gajum.
ovest del Monte Cornizzolo, attraverso boschi di carpini e frassini. Il sentiero prosegue a mezza costa e permette un’ampia panoramica sul Lago del Segrino fino a quando, sempre praticamente senza ulteriori variazioni di altitudine, giunge all’Alpe di Carella (in Comune di Eupilio). Ripartendo da questa località, attraverso il collegamento con un tratto di strada privata ed ulteriori sentieri in cresta ci si ricollega al Sentiero III per proseguire fino al Monte Pesora e al Monte Cornizzolo.
Sentiero di Budracch: Canzo - Lago del Segrino
Dalla cappella della Madonna di Caravaggio, in Canzo, si prende per Via Verdi; la strada termina a ridosso di un bosco dal quale parte un sentiero pianeggiante che si snoda a lato di muri e terrazzamenti in sasso. Parte di questi vecchi muri sono ancora coltivati da agricoltori locali. Il sentiero ripercorre un percorso a mezza costa, utilizzato dagli antichi abitanti dei borghi della Vallassina, per sfuggire al più pericoloso tragitto di fondo valle. Superata questa prima parte, il sentiero sale di quota con brevi strappi fino ad affacciarsi sulla valle da dove, attraverso una piccola “veduta”, si può godere della vista del sottostante Lago del Segrino. Il sentiero prosegue attraverso boschi di carpini, frassini, ciliegi e castagni all’interno del Parco del Lago del Segrino in uno scenario paesaggistico unico. Il cammino si snoda attraversando i conoidi di deiezione e le vallette del versante nord-ovest del Monte Cornizzolo. La zona, fortemente carsica e drenata, dà luogo ad una serie di vallette e canaloni che, nei periodi di pioggia, evidenziano lo scorrere in superficie dell’acqua.
Sul percorso si incontra una zona ristruttura a forma di anfiteatro nella quale è posto un antico fontanino.
Poco più avanti il sentiero scende di quota e, attraverso una serie di scalini, giunge sulla riva del lago.
Sentiero di Scioscia: Canzo - Cascina Inarca - Canzo
Dalla Via Grandi, ai piedi del Monte Scioscia, verso la vecchia strada che da Canzo conduce a Proserpio, la segnaletica porta all’imbocco del sentiero che, da quota 400 m., sale, con brevi strappi alternati a tratti pianeggianti, attraverso boschi di castani e frassini. Tenendo sempre il lato est della montagna il percorso permette costantemente una buona panoramica sul Lago del Segrino. A quota 600 m. il sentiero incontra una biforcazione: prendendo la destra il sentiero si inerpica salendo ancora, mentre il lato sinistro verrà utilizzato per il ritorno. Dopo un breve tratto di salita, raggiunta quota 650 m., si scollina e si giunge in un piccolo pianoro ad anfiteatro con una “veduta” a sbalzo che permette una splendida visione del panorama sottostante. L’itinerario prosegue, in discesa, attraverso una carrareccia sul versante ovest fino alla Cascina Inarca in Comune di Proserpio. La segnaletica indica che, svoltando a sinistra, procedendo a mezza costa e su un tratto con poche variazioni altimetriche, si compie il cammino di ritorno verso l’abitato di Canzo.
Sentiero degli Spiriti del Bosco
Inaugurato il 21 giugno 2008, realizzato da ERSAF, grazie alla genialità di Alessandro Cortinovis (autore delle sculture) il nuovo percorso che, dal Primo Alpe (725 m), porta al Terzo Alpe (800 m) in un tempo variabile tra i 25 e 45 minuti (dipende dalle soste per cercare e guardare le creature del bosco!) attraverso un laboratorio di osservazioni e di stupori unico nei nostri monti. Il sentiero ha inizio dal Primo Alpe, subito dopo la fontana, sul lato destro della strada, dopo aver attraversato un corridoio di tronchi ed osservato il primo personaggio scolpito in un albero. La difficoltà del percorso non è rilevante, dopo un'iniziale discesa e l'attraversamento del torrente, il sentiero si snoda in piano e brevi discese, per proseguire con alcuni brevi strappi, ben smorzati da scalette e tornanti, che lo riportano in quota fino ad allacciarsi nuovamente sulla strada a circa 20 metri del Terzo Alpe. Lungo tutto il percorso, in parte protetto con staccionata, disseminati qua e là, gli spiriti del bosco che ci osservano e ci guidano lungo la strada. Arrivati al labirinto si ha l'impressione di perdersi ma alla fine l'uscita la si trova sempre e, dopo pochi passi sulla passerella, il tragitto volge ormai alla meta. Un'idea nuova e simpatica che non mancherà di rendere ancora più piacevole l'andar per boschi.
Ideale e divertente per famiglie e scolaresche.
fonte: Comune di Canzo